Dopo aver duramente lottato contro un tumore aggressivo ed infido, questa mattina, 12 giugno 2022, ci ha lasciato il professor Marco Visintin, una delle colonne del rugby toscano, maestro di vita e di gioco per generazioni di atlete ed atleti di una delle regioni più rugbistiche del Paese.
Marco Visintin, 67 anni, professore di educazione fisica innamorato del rugby, anima del Gispi Prato ed infaticabile organizzatore del Trofeo Città di Prato, era il coordinatore di Promozione & Sviluppo per il CR Toscana, ruolo che sposava perfettamente la sua storia umana e sportiva e per il quale si era speso fino a quando le forze lo avevano retto.
In una nota ufficiale, il Comune di Prato ha espresso così il cordoglio di tutta la sua comunità: “Il professor Marco Visintin per molte generazioni di studenti è stato una vera leggenda dell'educazione fisica, sia dentro che fuori dalla scuola. Una grave perdita per lo sport cittadino e per la scuola. L’amministrazione comunale esprime le proprie condoglianze alla famiglia”.
Molto toccato anche sul personale, il Presidente del CR Toscana Riccardo Bonaccorsi lo ricorda così: “Una persona straordinaria, con un amore sconfinato per il nostro sport ed un costante impegno per renderlo sempre più popolare e diffuso. Il suo era un approccio a metà tra lo sport e la cultura, per quella sua capacità di interpretarne i valori più profondi rendendoli strumenti educativi per generazioni di rugbisti toscani: ci mancherà tantissimo, come tecnico, come organizzatore, ma ben di più come persona. Oggi per il rugby toscano è un giorno davvero triste”.
Commosso nel ricordo anche Francesco Grosso, Responsabile Nazionale di Promozione & Sviluppo: “Se dovessi usare due parole per descrivere la mia esperienza con Marco, non avrei dubbi: gentilezza e competenza. IL suo modo di intendere il nostro sport, ma soprattutto di trasmetterlo alle nuove generazioni, aveva qualcosa di unico, di prezioso. La sua caparbia, dopo aver sconfitto un’altra malattia terribile alcuni anni fa, è stata incredibile fino all’ultimo, il rugby italiano perde con lui una risorsa difficilmente sostituibile”.